Eco-fashion: come alcuni brand di scarpe italiani stanno promuovendo il riciclo virtuoso delle calzature usate

Moaconcept, un brand fiorentino di scarpe urbane, nonché società benefica, ha lanciato un nuovo progetto eco-friendly chiamato ‘My Own Action’, che promuove il riciclo virtuoso delle sneakers usate.

 

Il progetto è partito proprio dalla città di Firenze, presso l’hotel The Social Hub, dove Moaconcept ha installato il proprio contenitore per la raccolta di calzature sportive usate chiamato “User sneaker collector”.

Gli individui che desiderano donare le proprie sneakers usate riceveranno un free drink nel rooftop di The Social Hub e un buono sconto per l’acquisto di un nuovo paio di sneakers targate Moaconcept attraverso la scansione di un QR code.

Il progetto ha l’obiettivo di espandersi ad altre città, presso punti vendita, spazi di coworking e aree pubbliche.

Le sneakers raccolte verranno destinate al riciclo tramite il supporto di società specializzate nella trasformazione di specifici componenti (tra cui la gomma delle suole) e in parte destinate alla ridistribuzione per persone bisognose.  

Il CEO di Moaconcept, Matteo Tugliani, ha dichiarato che ‘My Own Action’ rappresenta il loro impegno concreto nella divulgazione dell’importanza della riduzione dell’impatto ambientale causato dall’industria della moda. La campagna ha uno spirito comunitario che intende incentivare le persone ad “appaiarsi” con il pianeta, per garantire un futuro migliore.

 

Moaconcept non è il primo brand di sneakers Made-in-Italy a concentrarsi su sostenibilità, innovazione e riciclo. ACBC è un marchio milanese che si distingue per il suo approccio sostenibile al design e alla produzione di scarpe. Una delle loro iniziative più interessanti riguarda il riciclo di vecchie calzature per creare parchi giochi. Il processo di trasformazione inizia con la raccolta di scarpe usate presso i punti vendita ACBC o presso i punti di raccolta specifici in alcune città. Le scarpe vengono quindi smantellate e le parti riutilizzabili vengono pulite e selezionate per poi essere combinate creando elementi di gioco come altalene, scivoli e pavimenti anti-shock.

 

Sarà quindi questa la soluzione per ridurre l’impatto dell’industria calzaturiera? I clienti potrebbero essere più pronti alla donazione di scarpe di quanto non lo siano le aziende calzaturiere che le raccolgono. Ciò che è stato dimostrato è che, nello studio del comportamento del consumatore, il modo migliore per incentivarlo a donare oggetti “pre-loved” non è soltanto la sensibilizzazione riguardo le tematiche ambientali ma l’offerta di un “reward” in cambio; perciò la strategia di Moaconcept, che prevede un aperitivo gratuito e uno sconto per un nuovo paio di scarpe, potrebbe davvero spingere i clienti al riciclo delle proprie calzature.

 

Tuttavia, il vero problema risiede nel fatto che questa strategia non si possa estendere all’intera industria e soprattutto a paesi che vedono l’usato come un possibile business invece che come un materiale di riciclo. Una recente inchiesta di Reuters ha infatti scoperto che alcune scarpe raccolte dal brand Dow e destinate al riciclo a Singapore sono finite nei negozi indonesiani, dove è illegale importare abbigliamento di seconda mano.

 

L’industria della moda ha un impatto significativo sull’ambiente, e il progetto ‘My Own Action’ di Moaconcept rappresenta un’importante iniziativa per ridurre tale impatto. La campagna dimostra come le imprese possano implementare soluzioni innovative e sostenibili, coinvolgendo la comunità in un processo di riciclo virtuoso. L’Italia ha dimostrato di essere un pioniere in tali processi, tuttavia, le iniziative di altri marchi continuano a ricadere nel greenwashing e ad essere legate a secondi fini, evidenziando come sia ancora necessario un approccio globale e coordinato per affrontare il problema del riciclo nell’industria della moda.

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