Earth Day 2023: un pianeta, più popoli

La Terra, il nostro pianeta, un piccolo puntino blu nell’universo infinito. Oggi si celebra l’earth day, giornata istituita simbolicamente come omaggio al pianeta, che tanto sta patendo la provocazione di una di uno dei suoi figli, l’essere umano, il quale crede di poter disporre a suo piacimento delle generose risorse offerte dal suo ricco ambiente naturale. Ebbene la giornata della terra nacque nel lontano 1969 ( proprio quando l’uomo per la prima volta nella sua storia sbarcava sul primo corpo celeste differente da quello che gli ha donato la vita) come monito a tutti gli esseri umani,  i quali sembravano e sembrano ancora erroneamente credere, a giudicare dalle loro azioni, nell’illimitatezza delle risorse naturali. La data è il 22 aprile, un mese dopo l’arrivo della primavera, che segna la rinascita della natura; Natura e terra, un binomio imprescindibile, quando parliamo di terra parliamo di natura e viceversa, non vi è terra senza natura e non vi è natura senza terra; l’ambiente naturale è ciò che dobbiamo conservare con più affetto e più impegno, data la sua straordinaria unicità e dunque il suo incommensurabile valore.

Lo scopo della giornata della terra è di sensibilizzare le masse riguardo il nostro pianeta e le sue risorse, ponendo l’accento sul concetto di sostenibilità, in una società occidentale ipercapitalistica a piena maturazione, come quella degli anni ‘70, in cui lo sviluppo industrial-tecnologico raggiungeva il suo apice,  una società che sembrava tralasciare i danni inflitti a un corpo celeste quantomai prosciugato delle sue care risorse.

Oggi a più di mezzo secolo di distanza in cui il dibattito sulla sostenibilità e sull’ambiente ha preso inevitabilmente sempre più piede, dai più grandi media al più piccolo nucleo familiare, fino a divenire pietra miliare dell’Agenda 2030, possiamo tirare le somme da una prospettiva globale. Studiando l’argomento risalta la necessità di avvedersi del fatto che a livello pratico conti ben poco nelle società umane l’unità del pianeta, difatti sono le differenti realtà nazionali/sovranazionali con i loro personali interessi a determinare più o meno singolarmente le politiche in materia di sostenibilità. Possiamo notare come il tema sia più caro alle nazioni più ricche del pianeta che possono permettersi “il lusso” di  badare agli effetti negativi dello sviluppo industriale, lusso non concesso a quelle nazioni in via di sviluppo che, soggette a un imponente crescita demografica, ancora faticano a sfamare tutti i loro abitanti. Difatti i dati ci mostrano come negli ultimi decenni molti passi avanti, in termini di sostenibilità, sono stati compiuti dalle nazioni occidentali a livello energetico, sul fronte dell’inquinamento ambientale e del riscaldamento climatico in merito alle emissioni di Co2, passi avanti che pero sono compensati negativamente dalla scarsa attenzione sulla materia di altre realtà nazionali. Il pianeta è uno ma è abitato da diverse realtà sociali, da diversi popoli e comunità, con i loro rispettivi interessi, spesso conflittuali, che è prerogativa delle relazioni internazionali cercare di allineare a beneficio di tutti, specialmente riguardo le questioni ambientali che riguardano l’intero pianeta.

 

Chiudiamo l’articolo ribadendo la sacralità della Terra, la quale in senso spaziale e quantitativo potrà anche essere un granello di sabbia rispetto al cosmo infinito, ma in senso qualitativo è come gli antichi credevano, il centro dell’universo, poiché è il solo pianeta che racchiude in se il mistero e il miracolo della vita complessa e intelligente, che ci auguriamo rimanga solo il suo vanto e non la sua condanna.

 

Il team di Corriere2030

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