Grande attenzione ai temi di lotta alla mafia e contrasto alla criminalità all’undicesima edizione del WMF – We Make Future, Fiera Internazionale e Festival sull’Innovazione Tecnologica e Digitale svoltosi alla Fiera di Rimini dal 15 al 17 giugno. Tra gli ospiti illustri, Giuseppe Lombardo, Nicola Altiero, Antonio Nicaso , Luisa Impastato e Nicola Gratteri, che ha avanzato diverse critiche riguardo la gestione del fenomeno mafioso anche al mondo della politica.
Tecnologia e mafia: quale legame
Lotta alla mafia e contrasto alla criminalità, in continuità con il lavoro portato avanti sin dalla nascita della manifestazione, sono stati uno dei temi più sentiti nell’undicesima edizione del WMF – We Make Future, Fiera Internazionale e Festival sull’Innovazione Tecnologica e Digitale svoltosi alla Fiera di Rimini dal 15 al 17 giugno. Anche quest’anno, infatti, tra i numerosi ospiti illustri, sul palco principale si è discusso di come lotta sul territorio e utilizzo delle nuove tecnologie siano entrambi alleati importanti nella lotta alla criminalità organizzata.
“Siamo una piattaforma di costruzione del futuro e, in quanto tale, cerchiamo di diffondere la cultura della legalità e di lottare contro le mafie” spiega Cosmano Lombardo, Founder e CEO di Search On Media Group e ideatore del WMF “negli ultimi 20 anni il nostro paese ha posto poca attenzione alla lotta alla mafia, percepiamo urgenza tra la società e i giovani di portare avanti una lotta continua e condivisa attraverso strumenti tradizionali e le nuove tecnologie e la comunicazione. Ci stiamo facendo interpreti di questa esigenza e insieme alla nostra comunità, da anni, cerchiamo di dare un piccolo contributo per sconfiggere definitivamente uno dei mali della nostra società”.
La lotta alla mafia è globale
Nella mattina del 15 luglio, giornata di apertura del WMF, sul Mainstage è intervenuto il Procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Reggio, Giuseppe Lombardo, in un intervento dal titolo “Legalità e contrasto alle Mafie”.
“La mafia è un enorme problema, la mafia cancella il futuro” esordisce Lombardo “parlare di mafia limitando questo fenomeno alla sola Italia è un errore che non dobbiamo più fare. L’internalizzazione della mafia è un fenomeno ormai noto: è importante parlarne, è importante capire come si muove e in questo possono aiutarci le nuove tecnologie”
Sempre sul fronte internazionale, riguardo ai rapporti di eventuale conflitto tra le mafie a livello globale, durante il panel “La lotta alle mafie è globale”, tenutosi il 17 giugno con ospiti del calibro Nicola Gratteri, Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Catanzaro, Nicola Altiero, Vice Direttore della DIA e Antonio Nicaso, autore ed esperto di mafia, arriva la smentita sulla competitività tra le differenti ramificazioni mafiose nel mondo. “La ‘Ndrangheta ha rapporti con il clan del Golfo in Colombia, con i cartelli messicani, così come in Brasile. Insomma, non si fanno la guerra, mettono insieme competenze ed esperienze e ciascuna offre un sapere. La stessa cosa bisogna farla quando si pensa all’azione di contrasto” afferma Nicaso.
Rispetto invece allo studio del mercato fintech e all’utilizzo delle criptovalute da parte delle organizzazioni criminali, Nicaso prosegue “stiamo andando verso una digitalizzazione delle mafie che stanno utilizzando sistemi come la criptofonia per comunicare e stanno esplorando anche il mercato e le opportunità offerte dalle criptovalute; ciò rende molto più facile per loro aggirare la legislazione anti riciclaggio anche a causa di una asimmetria normativa: non tutti i paesi hanno delle leggi adeguate per combattere il fenomeno.”
L'italia indietro, ma c'è speranza
“Il livello di scontro con le mafie oggi, è un livello tecnologico, siamo consapevoli di dover colmare un gap, perchè le organizzazioni criminali non si servono più di esperti del settore ma formano i loro sodali anche offrendo loro percorsi universitari affinchè diventino esperi informatici o di comunicazione” afferma il Vice Direttore della DIA Nicola Altiero “fondamentale la collaborazione con gli hacker etici, che mettono a disposizione la propria competenza per riuscire a penetrare i server criptati: noi in Italia vogliamo fare una cosa analoga, grazie alla collaborazione di altri Paesi”
È poi la volta del Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri che, rivolto al gremito pubblico del WMF afferma: “le mafie ci assomigliano sempre più, avanzano mentre noi avanziamo. Mentre noi utilizziamo il digitale per vivere la nostra vita e la nostra connettività, queste tecnologie sono utilizzate anche dalla mafia. […] la cosa che più ci sta preoccupando è il dato che le mafie abbiano assunto hacker per costruire nuovi mezzi di comunicazione, piattaforme che stanno sopra le nostre teste che noi non utilizziamo, che non conosciamo. Sino ad ora siamo riusciti a bucare 3 di queste piattaforme.”
Prosegue poi con una critica rivolta alle istituzioni del nostro Paese: “l’Italia da questo punto di vista è indietro: abbiamo forse la migliore polizia giudiziaria al mondo ma sul piano tecnologico gli ultimi governi non hanno investito e, di fatto, nessuna di queste piattaforme è stata bucata dalla polizia italiana..ciò è sintomatico del fatto che bisogna cambiare approccio. bisogna assumere ingegneri informatici, hacker. C’è da fare presto, in fretta e bene” e conclude “il contrasto alle mafie oggi si trasforma in lotta politica, perché non si ha la levatura per ragionare sul fatto che in discussione c’è non solo la sicurezza dello Stato ma anche l’economia e quindi la democrazia. È questo che non hanno capito [i politici]”