Negli ultimi anni, l’attenzione verso soluzioni energetiche sostenibili ha spinto l’interesse per l’idrogeno come una delle risorse più promettenti nel settore dei trasporti. Questo elemento, abbondante e pulito, offre una serie di vantaggi significativi rispetto ai combustibili fossili tradizionali, si tenga a mente che è in grado di sprigionare un’energia pari a 3 volte quella della benzina, oltre che a una degna alternativa rispetto alle blasonate macchine elettriche schiave di enormi batterie. Ecco, quindi, che si apre una nuova possibile strada verso un futuro più verde e più efficiente, sempre più proiettato ad una coesistenza di diversi vettori energetici.

Fino a qui, abbiamo visto solo aspetti positivi dell’idrogeno ma se si vuole scoperchiare il vaso di pandora dall’altra parte esiste un problema a cui non si può sfuggire. Questa molecola, a parte casi particolari e di nicchia, non si trova in natura allo stato puro (H2), quindi, questo significa che è necessario spendere dell’energia e di conseguenza dei soldi per estrarlo da altre molecole come possono essere l’acqua (H2O) attraverso l’elettrolisi, o perfino dagli stessi combustibili fossili (CH4) attraverso il processo di reforming. Esistono più di 40 modi diversi per estrarre l’idrogeno, e per renderlo un’alternativa degna alla corsa verso la decarbonizzazione è necessario utilizzare processi di produzione che non vadano ad emettere gas serra come, ad esempio, l’utilizzo di energia rinnovabile.

Ma entrando più nei dettagli, come può essere utilizzato l’idrogeno nel mondo dei trasporti? Basta riempire il serbatoio della propria auto con dell’acqua? Purtroppo, no. Ad oggi ci sono due modi, e se pur potrebbe sembrare assurdo, non c’è nessuna differenza con le macchine elettriche o il classico motore a combustione.

Ebbene sì, nel primo caso si utilizzano le cosiddette Fuel Cell, dove al loro interno avviene il processo inverso di elettrolisi. Per intenderci, stiamo parlando del classico esperimento delle superiori, in cui mettendo una batteria in un bicchiere d’acqua e due matite si iniziavano a formare delle bolle che non erano altro che idrogeno. Nelle Fuel Cell, invece, viene fatta fare esattamente la reazione inversa; quindi, invece che fornire corrente elettrica per ottenere delle bolle di idrogeno, non facciamo altro che inserire idrogeno e ossigeno (aria) per ottenere dell’acqua e corrente elettrica che verrà poi utilizzata per alimentare dei motori elettrici.

In sostanza quindi, con le Fuel Cell stiamo parlando di una macchina elettrica, ma senza batterie, perché tanto la corrente la produciamo con l’idrogeno! Se si considera che per ogni auto a Fuel Cell si stima un risparmio di circa 100kg di terre rare, eliminare questa componente potrebbe diventare una mossa strategica perfino da un punto di vista politico in questa corsa all’indipendenza energetica, sulla bocca di tutti in questo periodo storico.

Passando invece al secondo modo di utilizzare l’idrogeno nel mondo dei trasporti, si tratta di riciclare il classico, e da molti amato, motore a combustione, solo che invece di iniettare benzina o gasolio, semplicemente si inietta idrogeno, ovviamente con le giuste accortezze tecniche, ancora in fase di sviluppo.

Ad oggi moltissime grandi aziende automobilistiche stanno cercando di esplorare queste tecnologie e tra le più importanti degne di essere citate abbiamo BMW, Toyota, Honda, Hyundai, Iveco, AVL e Bosch.

Solo per fare un esempio, durante il Consumer Electronics Show di Las Vegas il colosso tedesco dell’innovazione e dei servizi (Bosch) ha dichiarato che l’azienda prevede di registrare vendite per 5,3 miliardi di dollari entro la fine del decennio grazie alle Fuel Cell a idrogeno, ai motori a combustione che lo bruciano e agli elettrolizzatori che lo producono.  Bosch sta guardando oltre alle fonti energetiche tradizionali – ha detto Tanja Ruckert, membro del Consiglio di amministrazione dell’azienda tedesca – per trovare alternative più sostenibili.

Un settore molto promettente per lo sviluppo di un sistema di propulsione alimentato dall’idrogeno è sicuramente quello dei mezzi pesanti, come camion, treni, navi e aerei, i quali rappresentano una grande fetta dei trasporti globali. Il motivo è legato al fatto che molto spesso questi tipi di veicoli si trovano a dover fare lunghe tratte o in certi casi a lavorare in condizioni climatiche estreme, in cui l’utilizzo di veicoli elettrici non sarebbe vantaggioso sia da un punto di vista economico che tecnico.

In conclusione, fino ad ora abbiamo detto che l’idrogeno è l’elemento più presente sulla Terra, che ci permetterebbe di eliminare le batterie dalle auto elettriche o di salvare il motore a combustione emettendo zero CO2 , le più importanti aziende del settore automobilistico stanno investendo in questa nuova tecnologia, ma allora, perché non si vede ancora nessuna  auto a idrogeno circolare per le nostre strade?

Il colpevole di tutto questo è proprio il costo di questa molecola, dovuto all’energia che dobbiamo spendere per produrlo oltre che alla mancanza di infrastrutture adeguate per la produzione e stoccaggio.  Ecco qui che diventa importantissimo sensibilizzare su questa tematica per portare più finanziamenti e incentivi possibile, in modo tale da far diventare la mobilità ad idrogeno un’altra strada percorribile a questa maratona dell’energia green! 

Senza sottovalutare l’aspetto dell’indipendenza energetica da altri paesi, aprendo spunti di riflessione anche ad altre tematiche e perché no, per renderci paladini del processo di decarbonizzazione nel mondo del settore dei trasporti.

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