L’importanza strategica dell’acqua come strumento di guerra è stata evidente lungo la storia, in particolare nei conflitti moderni in Iraq e in Siria. Questa pericolosa tendenza, dove le risorse idriche vengono manipolate per guadagni militari, è diventata sempre più significativa poiché attori non statali come l‘ISIS sfruttano queste tattiche per esercitare controllo e influenza sulle regioni.
Il concetto di militarizzazione dell’acqua non è nuovo. Durante la Prima Guerra Mondiale, il Belgio utilizzò il fiume Yser per rallentare l’avanzata tedesca, mostrando i primi esempi di tali tattiche. Tuttavia, l’era moderna ha visto un approccio più sistematico alla militarizzazione dell’acqua, in particolare sotto Saddam Hussein in Iraq durante gli anni ’90. La strategia di Hussein includeva la manipolazione delle forniture idriche per reprimere la popolazione sciita prosciugando le paludi irachene, dimostrando come il controllo sulle risorse idriche potesse servire come potente strumento politico.
L’invasione dell’Iraq del 2003 da parte delle forze statunitensi ha ulteriormente sottolineato l’importanza strategica dell’acqua, con gli sforzi militari americani concentrati pesantemente nel garantire dighe e sistemi idrici per prevenirne l’uso come armi di distruzione di massa. Più di recente, l’ISIS ha sfruttato le risorse idriche per rafforzare le sue campagne militari, usando il controllo dell’acqua sia come arma che come scudo, complicando gli sforzi di contro-terrorismo e causando sofferenze diffuse tra le popolazioni civili.
Conflitti Chiave Relativi all'Acqua in Iraq e in Siria
Diga di Mosul: Questa diga è cruciale poiché produce circa la metà dell’energia idroelettrica per la sua regione. Il breve controllo dell’ISIS sulla diga ha permesso loro di minacciare vasti tratti dell’Iraq con siccità o inondazioni, mostrando il potenziale catastrofico del controllo di una tale risorsa.
Barrage di Ramadi: Il controllo dell’ISIS ha permesso loro di manipolare il flusso dell’Eufrate, influenzando significativamente i livelli d’acqua a valle e facilitando il movimento delle truppe verso Baghdad. Questa manipolazione ha anche portato a gravi carenze idriche e a interruzioni agricole a valle.
Diga di Haditha: Questa importante diga, vitale per l’energia idroelettrica, è stata un punto focale del conflitto. Controllarla non ha influenzato solo le forniture idriche ma anche la fornitura di elettricità in tutto il centro dell’Iraq, illustrando la natura interconnessa delle infrastrutture idriche ed energetiche nella guerra.
Impianto di trattamento dell’acqua di Al-Karkh: L’attacco del 2005 a questo impianto ha interrotto le forniture idriche a tre milioni di residenti di Baghdad, evidenziando le vulnerabilità nelle infrastrutture urbane durante i conflitti.
Bombardamento del gasdotto di Baghdad: Gli attacchi mirati ai gasdotti idrici nel 2003 hanno interrotto le forniture idriche per milioni, aggravando le sfide affrontate dalla popolazione civile durante l’invasione.
Impatti Ambientali e Umanitari
L’impatto delle carenze di acqua potabile sulla salute e sulle malattie è una questione critica e drammatica, specialmente nei paesi colpiti da conflitti prolungati, come l’Iraq. La mancanza di accesso a fonti d’acqua sicure aumenta enormemente il rischio di malattie trasmesse dall’acqua, tra cui colera, tifo, poliomielite, epatite e diarrea. La diarrea, in particolare, è uno dei problemi più diffusi ed è la principale causa di morte nelle malattie trasmesse dall’acqua nei campi per rifugiati e sfollati interni.
Dopo la Guerra del Golfo del 1991, la mortalità infantile e l’incidenza delle malattie sono aumentate drasticamente a causa della distruzione totale dell’infrastruttura idrica causata dai bombardamenti degli Stati Uniti e dalle sanzioni successive che hanno limitato l’importazione di cloro e vaccini, tra gli altri beni essenziali. Le epidemie di colera hanno colpito il nord dell’Iraq ripetutamente nel 2007, 2008 e 2012. Organizzazioni internazionali come la Croce Rossa Internazionale, l’UNICEF e l’Organizzazione Mondiale della Sanità stanno lavorando per garantire fonti d’acqua pulita e fornire assistenza medica alle persone più a rischio, come gli sfollati interni e i rifugiati.
La situazione è aggravata dal fatto che il sistema di alimentazione elettrica e quello fognario, danneggiati dal conflitto, hanno ulteriormente limitato l’accesso a acqua potabile sicura. Una relazione della Banca Mondiale del 2003 ha rivelato che nessuna delle stazioni di trattamento delle acque reflue di Baghdad era operativa all’epoca, lasciando che più della metà delle acque reflue grezze finisse nei fiumi e nei corsi d’acqua, principali fonti di acqua potabile per la maggior parte degli iracheni. Meno dell’8% delle abitazioni al di fuori di Baghdad è collegato a un sistema fognario, e il sistema di alimentazione elettrica funziona solo al 50-60% della capacità necessaria, complicando ulteriormente la capacità di pompare acqua alle abitazioni.
Questi problemi hanno impatti devastanti non solo sulla salute ma anche sull’istruzione e sul benessere generale delle popolazioni colpite, richiedendo un intervento internazionale coordinato e sostenuto per affrontare le radici di questi problemi e promuovere soluzioni sostenibili che rispettino l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, enfatizzando la necessità di accesso universale a servizi di acqua e sanitarizzazione sicuri ed equi.