A poche ore dai risultati di una storica elezione, ci domandiamo come l’esito delle Presidenziali 2024 cambierà il volto delle “Climate Policies” a Washington.

Mentre gli Stati Uniti cercano di rispettare gli impegni di decarbonizzazione dell’Accordo di Parigi, il percorso appare incerto e sempre più legato ai risultati delle prossime elezioni. In gioco non ci sono solo politiche ambientali, ma anche il futuro economico e sociale del Paese: mantenere, riformare o abrogare l’Inflation Reduction Act (IRA) potrebbe infatti ridefinire la traiettoria climatica americana per i prossimi decenni.

 

Un recente studio dell’economista Catherine Wolfram, già al servizio dell’amministrazione Biden, esplora scenari chiave che potrebbero segnare il cammino degli Stati Uniti nel contesto della crisi climatica globale.

Wolfram suggerisce che le politiche climatiche potrebbero avere un ruolo rilevante, data la tendenza degli Stati Uniti a promuovere politiche ambientali tramite il codice fiscale. Tra le domande cruciali, emerge se i repubblicani tenteranno di smantellare il pacchetto di investimenti sul clima dell’amministrazione Biden, l’Inflation Reduction Act (IRA) del 2022, o se i democratici amplieranno la legge in caso di vittoria alle elezioni.

Pubblicato da The Hamilton Project, lo studio “Climate Tax Policy Reform Options in 2025” esamina diversi scenari e il loro impatto fiscale e ambientale, valutando l’efficacia delle strategie per ridurre le emissioni entro il 2030. Wolfram si sofferma sui quattro scenari più probabili, a seconda dell’esito delle elezioni.

  1. Abrogazione dell’IRA senza nuove regole sulle emissioni: In caso di vittoria repubblicana, potrebbero essere eliminati i provvedimenti dell’IRA e le proposte regolamentari per impianti e veicoli, contribuendo al finanziamento di tagli fiscali generali ma ponendo i repubblicani in un dilemma: soddisfare l’elettorato conservatore o proteggere gli interessi economici dei loro stessi stati.

  2. Mantenimento della legge attuale senza ulteriori regole sulle emissioni: Potrebbe non esserci alcun cambiamento significativo se il clima rimane un tema secondario rispetto a questioni come l’immigrazione. Secondo Wolfram, il clima è nella “top 15” delle priorità degli elettori, non nella “top 5”.

  3. Introduzione di una tassa sul carbonio: Wolfram e altri economisti sostengono che senza un’imposta sul carbonio, gli Stati Uniti difficilmente rispetteranno gli impegni climatici. Tuttavia, nessuno dei due partiti ha ancora sostenuto apertamente questa misura, nonostante la presenza di tasse sugli idrocarburi.

  4. Abrogazione parziale dell’IRA con aggiunta di una tassa sul carbonio: Nello scenario ideale di Wolfram, un Congresso diviso potrebbe trovare un compromesso: una parziale abrogazione dell’IRA e l’introduzione di una tassa sul carbonio, con potenziali vantaggi sia per il bilancio che per le riduzioni delle emissioni.

Ecco quindi come i diversi scenari dipendono direttamente da chi siederà nella Casa Bianca; vale dunque la pena esplorare brevemente come i due candidati si posizionano davanti all’argomento ex ante le elezioni. 

Kamala Harris e Donald Trump hanno posizioni radicalmente opposte sull’agenda climatica. Semplificando in breve: 

Kamala Harris: Come vicepresidente, Harris ha sostenuto l’Inflation Reduction Act (IRA), essenziale per la transizione verso l’energia pulita, dando il voto decisivo per la sua approvazione. Harris sottolinea la necessità urgente di contrastare il cambiamento climatico, definendolo una “crisi”. Ha promesso di proteggere il diritto a “respirare aria pulita”, sottolineando che il suo approccio mira a costruire un’economia basata sull’energia verde, investendo in progetti di energia solare, eolica e nello sviluppo di veicoli elettrici. Harris vede la cooperazione internazionale, come l’adesione all’Accordo di Parigi, essenziale per affrontare la crisi climatica e ha sostenuto gli sforzi degli USA per raggiungere obiettivi di riduzione delle emissioni.

Donald Trump: Durante la sua presidenza, Trump ha abbandonato l’Accordo di Parigi e ha eliminato regolamenti ambientali, riducendo i limiti alle emissioni di gas serra. Nel corso della sua campagna attuale, ha espresso scetticismo sul riscaldamento globale, definendo il cambiamento climatico “non una priorità” e usando toni denigratori, come “green new scam”. Trump promette di abrogare l’IRA, favorendo piuttosto l’espansione dei combustibili fossili con lo slogan “drill, baby, drill”. Ha inoltre promesso di ritirare nuovamente gli USA dall’Accordo di Parigi, ritenendolo “ingiusto” e “disastroso” per l’economia americana, preferendo concentrarsi su “energia indipendente” e su progetti di trivellazione e fracking.

Il futuro della politica climatica negli Stati Uniti dipenderà dai risultati delle prossime elezioni, con visioni contrapposte su come affrontare la questione energetica e ambientale. Da un lato, un approccio basato su investimenti nelle energie rinnovabili e sulla cooperazione internazionale; dall’altro, un focus sullo sviluppo delle risorse tradizionali e sulla riduzione delle normative ambientali. Il risultato elettorale sarà quindi cruciale per la direzione che prenderà la politica verde americana.

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