Il 12 marzo 2025, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione non vincolante a sostegno del piano “ReArm Europe” e del Libro Bianco sulla Difesa, segnando un momento cruciale per il futuro della sicurezza europea. La risoluzione, che ha ottenuto 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astensioni, è stata promossa dalla Commissione Europea sotto la guida di Ursula von der Leyen e prevede un massiccio investimento nella difesa comune dell’Unione Europea. La decisione non è stata presa alla leggera: nasce dalla crescente instabilità geopolitica, dalle tensioni con la Russia, dall’incertezza sulle future relazioni transatlantiche e dalla necessità di rafforzare la sicurezza europea senza dipendere eccessivamente dalla NATO e dagli Stati Uniti.
Il Contesto Geopolitico e le Motivazioni del Piano
La guerra in Ucraina, iniziata nel 2022 con l’invasione russa, ha rappresentato un punto di svolta per le politiche di sicurezza europee. Per anni, la maggior parte degli Stati membri ha ridotto le spese militari, affidandosi principalmente agli Stati Uniti per la protezione sotto l’ombrello della NATO. Tuttavia, la crescente assertività della Russia, il ritorno di un nazionalismo aggressivo e l’uso delle risorse energetiche come arma geopolitica hanno spinto l’UE a riconsiderare la propria posizione strategica.
Parallelamente, il deterioramento delle relazioni con gli Stati Uniti, specialmente sotto l’amministrazione Trump, ha alimentato il timore che Washington possa ridurre il proprio impegno nella difesa europea. Le tensioni commerciali, le critiche alla NATO e il rafforzamento dell’America First hanno reso evidente la necessità di una maggiore autonomia strategica per l’Unione. Inoltre, la crescente influenza della Cina, sia economicamente che militarmente, pone nuove sfide alla sicurezza globale, spingendo l’Europa a strutturarsi in modo più efficace per proteggere i propri interessi.
Gli Obiettivi del Piano “ReArm Europe”
Il piano prevede un investimento di circa 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni, con lo scopo di modernizzare e rafforzare le capacità militari europee. L’obiettivo principale è quello di rendere l’UE meno dipendente da fornitori esterni e più autonoma nella difesa. Il piano prevede l’incremento della spesa militare attraverso 150 miliardi di euro in prestiti garantiti da debito comune, consentendo agli Stati membri di potenziare le proprie forze armate senza ricorrere esclusivamente ai bilanci nazionali.
Uno degli elementi chiave della strategia è l’acquisto congiunto di armamenti, che mira a creare un’industria europea della difesa più competitiva e integrata. L’UE investirà in sistemi d’arma avanzati come missili, droni e sistemi di difesa aerea, oltre a sviluppare capacità di cybersecurity per proteggere infrastrutture critiche e reti di comunicazione. La creazione di scorte strategiche di materiale militare sarà fondamentale per garantire una risposta rapida in caso di crisi.

Le Posizioni dei Paesi Europei
L’approvazione del piano ha generato un ampio dibattito tra gli Stati membri, con posizioni differenti a seconda delle esigenze di sicurezza e delle strategie nazionali.
La Francia, da tempo sostenitrice di un’Europa della difesa più autonoma, ha accolto con favore il piano, vedendolo come un’opportunità per rafforzare il proprio ruolo di leadership militare all’interno dell’UE. Il presidente Emmanuel Macron ha sottolineato la necessità di una difesa europea indipendente dalla NATO, ribadendo che l’Europa deve essere in grado di proteggere i propri interessi senza dover dipendere esclusivamente dagli Stati Uniti.
La Germania, pur sostenendo l’iniziativa, ha adottato un approccio più cauto, cercando di bilanciare la necessità di rafforzare la sicurezza con il rischio di un eccessivo aumento della spesa pubblica. Il cancelliere Olaf Scholz ha evidenziato la necessità di evitare una corsa agli armamenti e di garantire che il piano di riarmo non sottragga risorse ai settori del welfare e dell’istruzione.
L’Italia ha mostrato una posizione divisa. Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno sostenuto la risoluzione, ritenendo che un maggiore impegno nella difesa sia essenziale per garantire la sicurezza nazionale e contribuire alla stabilità europea. La Lega, invece, ha votato contro, criticando l’idea di aumentare il debito comune per finanziare spese militari. Anche il Partito Democratico si è spaccato: alcuni esponenti hanno votato a favore, mentre altri si sono astenuti, esprimendo preoccupazione per il possibile impatto sulle spese sociali.
I paesi dell’Est Europa, in particolare Polonia e Paesi Baltici, hanno accolto con entusiasmo il piano, considerandolo un passo fondamentale per contrastare la minaccia russa. Varsavia ha sottolineato l’importanza di rafforzare il fianco orientale dell’UE con nuove basi militari e sistemi di difesa avanzati.
Al contrario, alcuni paesi del Sud Europa, tra cui Spagna e Portogallo, hanno espresso preoccupazione per l’aumento delle spese militari, temendo che il piano possa ridurre i fondi destinati a settori chiave come sanità ed educazione. Il governo di Pedro Sánchez, pur non opponendosi apertamente, ha sottolineato la necessità di un maggiore equilibrio tra spesa per la difesa e investimenti in politiche sociali.
Conseguenze Economiche e Industriali
L’aumento della spesa militare potrebbe avere un impatto significativo sull’economia europea. Da un lato, la creazione di un’industria della difesa più forte potrebbe stimolare la crescita economica, creando posti di lavoro e riducendo la dipendenza dell’UE da fornitori esterni. Dall’altro, esiste il rischio che l’aumento delle spese per la difesa avvenga a scapito di settori fondamentali come sanità, istruzione e infrastrutture.
Gli investimenti nel settore della difesa potrebbero favorire le grandi aziende europee, come Airbus e Leonardo, che giocherebbero un ruolo centrale nella produzione di armamenti e tecnologie militari. Tuttavia, vi sono preoccupazioni legate alla possibilità che il riarmo porti a un’escalation nelle tensioni geopolitiche, con un conseguente aumento del rischio di conflitti.
Implicazioni Geopolitiche
Il rafforzamento delle capacità militari dell’UE avrà inevitabilmente conseguenze geopolitiche. La Russia ha già espresso forti critiche nei confronti del piano, vedendolo come una minaccia diretta alla propria sicurezza e come un ulteriore segnale di ostilità da parte dell’Europa. Mosca potrebbe rispondere intensificando la sua presenza militare ai confini dell’UE e rafforzando le proprie alleanze con paesi come Cina e Iran.
Sul fronte transatlantico, gli Stati Uniti potrebbero interpretare il piano europeo come un tentativo di ridurre il ruolo della NATO, portando a nuove tensioni nei rapporti tra Washington e Bruxelles. Tuttavia, se l’Europa riuscirà a dimostrare che il riarmo è complementare alla NATO, piuttosto che un’alternativa, potrebbe emergere come un attore più credibile sulla scena internazionale.
Il piano “ReArm Europe” segna una svolta storica per la difesa europea. Se da un lato rappresenta un passo avanti verso una maggiore autonomia strategica, dall’altro solleva interrogativi su costi, impatti sociali e possibili conseguenze geopolitiche.
L’effettiva riuscita del progetto dipenderà dalla capacità dell’UE di bilanciare sicurezza, stabilità economica e cooperazione internazionale.