Il Parlamento Europeo ha approvato oggi la richiesta di attivare la procedura d’urgenza per l’esame del cosiddetto pacchetto “Omnibus”, in particolare per quanto riguarda la proposta di rinvio dell’applicazione di alcune disposizioni chiave in materia di rendicontazione di sostenibilità e due diligence. Il voto finale sul merito della proposta è atteso per il prossimo 3 aprile, ma il via libera all’urgenza testimonia l’intenzione dell’Aula di accelerare l’iter legislativo.

La proposta “Stop-the-Clock”, presentata dalla Commissione Europea lo scorso febbraio, mira a concedere un margine di tempo supplementare alle imprese europee per adeguarsi ai nuovi obblighi previsti dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e dalla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD). In particolare, la Commissione propone di posticipare di due anni l’obbligo di rendicontazione per le grandi imprese non ancora soggette e per le PMI quotate, nonché di differire di un anno l’entrata in vigore della prima fase della CSDDD per le aziende di maggiori dimensioni.

Il sostegno del Consiglio e gli scenari attesi dopo il 3 aprile

Il Consiglio dell’Unione Europea ha già espresso, il 26 marzo scorso, il proprio sostegno alla proposta, adottando una posizione favorevole senza emendamenti. “Questa iniziativa rappresenta un passo concreto per ridurre gli oneri amministrativi a carico delle imprese, in particolare delle PMI, rafforzando al contempo la competitività europea”, ha dichiarato Adam Szłapka, Ministro polacco per l’Unione Europea, nel corso della riunione del Consiglio.

La decisione del Parlamento di avvalersi della procedura d’urgenza consente di snellire le fasi dell’esame parlamentare, eliminando il passaggio in commissione e portando il testo direttamente al voto in plenaria. L’obiettivo è garantire un’approvazione in tempi rapidi, prima della pausa elettorale per le elezioni europee di giugno.

Qualora la proposta venga approvata anche dal Parlamento il 3 aprile, la direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’UE. Gli Stati membri avranno tempo fino al 31 dicembre 2025 per recepire le modifiche nelle rispettive legislazioni nazionali.

Il rinvio dei termini rappresenta per molte imprese una boccata d’ossigeno, soprattutto per quelle che si trovano ancora in fase iniziale nell’implementazione dei processi di raccolta dati e reporting. Tuttavia, alcuni osservatori sottolineano il rischio che un ulteriore posticipo possa rallentare l’adozione concreta di pratiche sostenibili nel tessuto imprenditoriale europeo.

La settimana in corso si conferma quindi decisiva per il futuro del quadro normativo ESG dell’Unione Europea, con le istituzioni europee chiamate a bilanciare esigenze di sostenibilità e competitività industriale in un contesto economico ancora segnato da incertezze.

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