La Net-Zero Banking Alliance (NZBA), un’iniziativa globale che raccoglie oltre 120 istituzioni finanziarie supportate dalle Nazioni Unite, ha recentemente deciso di rivedere le proprie linee guida in materia di sostenibilità, introducendo modifiche significative. In particolare, l’alleanza ha eliminato l’obbligo per le banche di allineare i propri portafogli di finanziamento e di attività di mercato dei capitali all’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali. Questo cambiamento è stato adottato dopo un periodo di analisi e consultazione, durante il quale sono emerse difficoltà pratiche e politiche, tra cui l’insoddisfazione di alcune banche, il rallentamento della transizione energetica globale e la crescente complessità delle normative nazionali. Sebbene non siano stati eliminati gli obiettivi climatici, è stato introdotto un obiettivo più flessibile che chiede alle banche di perseguire percorsi di decarbonizzazione “ben al di sotto dei 2°C”, pur mantenendo 1,5°C come stella polare.
Il Contesto Geopolitico e le Pressioni sulle Banche
La decisione di allentare l’obbligo di allineamento all’obiettivo di 1,5°C non è stata presa in un contesto neutro. L’intensificarsi della crisi energetica globale, unita alle implicazioni politiche della guerra in Ucraina, ha avuto un impatto significativo sulle politiche energetiche e ambientali a livello globale. Le difficoltà nel raggiungere un accordo universale sul cambiamento climatico sono emerse con sempre maggiore evidenza, e le banche stesse hanno dovuto adattare le proprie politiche interne per rispondere a un contesto che cambia rapidamente. Di fronte all’incertezza normativa e alle sfide geopolitiche, alcune delle maggiori banche, tra cui JP Morgan Chase e Citi, hanno lasciato l’alleanza, portando a un dibattito interno sul futuro della NZBA e sulla sua capacità di influenzare le politiche globali in modo efficace.
Nel contesto europeo, dove le normative sul cambiamento climatico sono tra le più ambiziose al mondo, la decisione di alcuni membri di ridurre l’impegno rispetto agli obiettivi di 1,5°C rischia di minare la credibilità della finanza sostenibile, in particolare nei confronti di investitori e attivisti climatici. La domanda di trasparenza e responsabilità è sempre più pressante, e il rischio di “greenwashing” potrebbe crescere se le banche non dovessero mantenere un impegno forte verso la sostenibilità, anche in assenza di obblighi rigidi.

Cosa Comporterà Questo Cambiamento?
L’allentamento delle linee guida della NZBA avrà probabilmente una serie di implicazioni sia per il settore bancario che per il panorama economico globale. Da un lato, la maggiore flessibilità consentirà alle banche di adattarsi meglio alle difficoltà concrete della transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, senza compromettere la loro stabilità finanziaria. Tuttavia, questo cambiamento potrebbe anche portare a una riduzione dell’ambizione delle politiche climatiche delle banche, con il rischio che l’impegno verso la sostenibilità diventi più superficiale e meno concreto. La possibilità di decarbonizzare “ben al di sotto dei 2°C” rischia di diventare un obiettivo troppo vago e poco misurabile, in un momento in cui la società si aspetta azioni rapide e mirate per combattere i cambiamenti climatici.
Inoltre, la decisione di allentare le regole di allineamento potrebbe ridurre la pressione sulle banche per implementare tecnologie più verdi e finanziamenti più sostenibili, rallentando così il progresso in aree chiave come il settore energetico e quello delle infrastrutture verdi. Con le politiche climatiche globali in fase di evoluzione, le banche si troveranno sempre più in una posizione di stallo, in cui dovranno conciliare la sostenibilità con gli imperativi economici immediati.
Un’altra conseguenza importante di questa revisione sarà l’impatto sulla fiducia degli investitori. La decisione di rendere meno stringenti gli obiettivi climatici potrebbe creare incertezze tra gli investitori, in particolare quelli che spingono per una transizione rapida e ambiziosa verso un’economia verde. Le istituzioni finanziarie potrebbero trovarsi sotto pressione per giustificare le proprie scelte di investimento e i progressi verso la decarbonizzazione, rischiando di perdere credibilità presso i propri stakeholders.
Infine, l’uscita di alcune banche di punta dalla NZBA segnala un cambiamento nelle dinamiche del settore bancario. Se altre banche seguiranno questo esempio, la coalizione potrebbe indebolirsi, perdendo la capacità di influenzare le politiche governative e di stabilire standard globali per il finanziamento verde. Questo potrebbe portare a una frammentazione degli sforzi di sostenibilità nel settore finanziario, con banche che adottano politiche divergenti a seconda dei propri interessi e delle proprie giurisdizioni locali.
La riforma della Net-Zero Banking Alliance rappresenta un passo indietro rispetto agli impegni precedenti verso un obiettivo climatico ambizioso. Sebbene questa mossa possa dare alle banche maggiore flessibilità nell’affrontare le sfide legate alla transizione energetica, essa solleva preoccupazioni circa l’indebolimento degli impegni a lungo termine. Le implicazioni geopolitiche e le difficoltà legate alla guerra in Ucraina e alla crisi energetica sono fattori che non possono essere ignorati, ma il rischio di perdere la direzione verso un futuro a basse emissioni di carbonio rimane alto. Per garantire che il cambiamento non porti a una diluizione degli sforzi per il clima, sarà fondamentale che le banche non solo adottino obiettivi più realistici, ma che continuino a implementare politiche concrete e misurabili per una transizione verde effettiva.