Alla quinta sessione dell’Assemblea delle Nazioni unite per l’ambiente (Unea), tenutasi il 2 marzo 2022 a Nairobi, è stato raggiunto uno storico accordo per aprire la strada a un trattato globale legalmente vincolante sull’inquinamento da plastica.
La risoluzione, intitolata “End plastic pollution: towards an international legally binding instrument”, affronta l’intero ciclo di vita del materiale: dalla produzione allo smaltimento, dalla progettazione del prodotto al riutilizzo.
L’accordo istituisce un comitato di negoziazione intergovernativo (Inc) in cui i Paesi si riuniranno per negoziare i dettagli del trattato. Ciò avverrà a partire da quest’anno e l’obiettivo è arrivare a un accordo pronto per la ratifica nel 2024. Sul tavolo delle trattative che hanno portato all’intesa di Nairobi erano state avanzate due proposte contrastanti. La prima, guidata da Perù e Ruanda, comprendeva tutte le fasi del ciclo di vita della plastica. La seconda, promossa dal Giappone, era un accordo molto più limitato incentrato sulla plastica negli oceani.
Ad avere la meglio è stato il primo approccio.Riconosce inoltre che gli elementi del trattato sono giuridicamente vincolanti e afferma che i Paesi a basso reddito troveranno più difficile affrontare l’inquinamento da plastica rispetto a quelli più ricchi e dunque è necessario un qualche tipo di modello di finanziamento per aiutarli a ridurre l’uso e i rifiuti da plastic
“Questo è l’accordo ambientale multilaterale più significativo dall’accordo di Parigi”, ha dichiarato Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep. “È una polizza assicurativa per questa generazione e per quelle future, in questo modo potranno vivere con la plastica e non esserne condannate”. Andersen ha confrontato l’accordo sulla plastica con i precedenti trattati ambientali, come il protocollo di Montreal sui clorofluorocarburi (Cfc) che distruggono l’ozono e la convenzione di Minamata sull’inquinamento da mercurio, che hanno entrambi portato a massicce riduzioni di queste sostanze chimiche nocive. Queste sono la prova che gli accordi globali possono far lavorare i governi e l’industria in modo diverso, ha detto: “L’abbiamo già fatto”.
Sarà così anche questa volta?