La crescita economica di un paese viene comunemente misurata grazie al Prodotto Interno Lordo, o semplicemente PIL, con il conseguente disegno di politiche monetarie e fiscali per cercare di sostenere tale crescita.
Osserviamo però come esistono numerosi esempi di come il rapporto tra “crescita economica e crescita sostenibile” nella pratica non sempre abbiano lo stesso significato.
Massicci investimenti nell’ambito “green” richiedono numerosi fattori che non sempre enti privati o governi stessi sono in grado di mantenere: nonostante numerosi accordi a livello internazionale, non è dunque sempre possibile garantire certi standard di sostenibilità. Questo però non può sminuire l’importanza di centrare come obbiettivo ultimo quello di combattere il cambiamento climatico. Numerose alternative vengono proposte ogni anno, tra cui lo Human Development Index, o Indice di Sviluppo Umano, prodotto dalle Nazioni Unite.
Il grafico, prodotto dalle Nazioni Unite nel 2020, evidenzia (in chiaro) le aree del mondo in cui l’indice di sviluppo umano, che cattura il capitale umano di un paese, è simile alla crescita economica. Questa prospettiva, più ampia, potrebbe aiutare nell’indagine di disegnare politiche ad hoc per ogni paese. Dunque, affidarci al tradizionale PIL per confrontare la performance tra diversi stati potrebbe non essere più la migliore, nonostante la sua semplicità ed efficacia.
La disuguaglianza tra i paesi risiede nel tasso di crescita del PIL. Questa percentuale determina la posizione nella scacchiera economica internazionale, e la qualità degli accordi commerciali che ogni paese riesce ad ottenere. La grande differenza che osserviamo oggi in termini di PIL è dovuta a processi iniziati diversi decenni fa, sviluppati sui bisogni dell’epoca: il risultato è ben visibile, come ad esempio il PIL statunitense che ha raggiunto più di 30 volte quello ugandese. Oggi però, dove la minaccia di un punto di non ritorno è più vera, l’incapacità del PIL di misurare disuguaglianza economica, effetti indiretti di politiche economiche ma soprattutto l’impatto ambientale spingono per la creazione di nuove misure per tener conto di queste necessità. Inoltre il PIL non è in grado di catturate la qualità dell’innovazione ed il potenziale costo. Ad oggi sono numerosissimi i nuovi indici creati per misurare con più precisione ogni aspetto dopo l’implementazione di una nuova politica.
L’indice più accreditato è sicuramente l’Indice di Sviluppo Umano (o Human Development Index), concepito dai Rapporti sullo Sviluppo Umano pubblicati ogni anno dall’UNDP (United Nations Development Programme – Programma di sviluppo delle Nazioni Unite) a partire dal 1990. At tal proposito, l’UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) ha lavorato per “collocare le persone al centro dello sviluppo” (UNDP 1990): alla base delle pubblicazioni vi e’ quindi la convinzione che la dimensione umana dello sviluppo sia stata trascurata nel passato a causa di un’eccessiva enfasi posta sulla crescita economica.
Come evidente dal grafico la relazione tra Indice di Sviluppo (HDI) e la performance ambientale (misurata dall’EPI) è positiva, suggerendo che la misura proposta dalle Nazioni Unite sia più efficace di quelle tradizionali.
“Oggi, le persone, le nazioni e le economie sono più collegate che mai, così come lo sono i problemi di sviluppo globale che stiamo affrontando. Questi problemi si estendono ai confini, interessano il settore sociale, economico e ambientale. Urbanizzazione, creazione di posti di lavoro per milioni di persone, le sfide del mondo saranno risolte solo con approcci che tengono conto sia della complessità che del contesto locale” dichiara Achim Steiner, amministratore UNPD.
Sembra quindi importante comprendere le possibilità che nascono dall’allargare il numero di criteri su cui si costruiscono le politiche da implementare, ed assieme al numero sempre maggiore di strumenti a nostra disposizione è possibile migliorare le risposte alle sfide di oggi.
Tutto ciò acquisisce senso grazie alla capacità di prevenire l’impatto su più livelli, compreso il clima, in modo tale da lavorare su diverse sfide allo stesso momento.