Il fenomeno della fusione dei ghiacci polari, sia in Groenlandia che in Antartide, ha un’impatto che va oltre il semplice cambiamento climatico. Non solo incide sul livello del mare e sulle condizioni meteorologiche, ma sta anche alterando la rotazione stessa della Terra, con conseguenze che si riflettono nella misurazione del tempo globale.

 

Tradizionalmente, il Tempo Coordinato Universale (UTC) è stato il punto di riferimento per la sincronizzazione dei fusi orari in tutto il mondo, è attualmente calcolato utilizzando i dati di circa 450 orologi atomici situati in più di 80 laboratori sparsi in tutto il mondo. Tuttavia, la lenta rotazione terrestre richiede regolazioni periodiche, come l’inserimento di “secondi intercalari” per allineare gli orologi atomici con il tempo solare. Questo “respiro” aggiuntivo, che viene inserito quando la differenza tra il tempo degli orologi atomici e il tempo della rotazione terrestre si avvicina a 0,6 secondi, mantiene l’UTC in sincronia con la Terra. Da allora, sono stati aggiunti 27 secondi intercalari, l’ultimo nel 2016, mantenendo vivo il balletto tra precisione umana e imperfezione cosmica.

Tuttavia c’è un nuovo protagonista in questa storia temporale: la fusione dei ghiacci. Uno studio condotto da Duncan Carr Agnew dell’Università della California a San Diego, pubblicato su Nature, mette in luce questa situazione. Si evidenzia come lo scioglimento dei ghiacci polari non solo rallenti la rotazione terrestre, ma acceleri anche questo rallentamento. Questo fenomeno, basato sulla conservazione del momento angolare, è paragonabile all’estensione delle braccia di una pattinatrice che rallenta conseguentemente la sua rotazione.

Il risultato è che, con il ghiaccio che si scioglie e la massa che si sposta verso l’equatore, la Terra gira sempre più lentamente. Duncan Agnew commenta che sembra quasi che il pianeta si stia espandendo, poiché più massa si allontana dall’asse di rotazione, più lenta diventa la sua rotazione.

 

La perdita di ghiaccio è stata significativa: tra il 1994 e il 2017, sono andate perse circa 28 mila miliardi di tonnellate di ghiaccio, un dato allarmante rivelato da uno studio dell’Università di Leeds. Le conseguenze di questo rallentamento sono ancora in gran parte sconosciute, ma potrebbero influenzare la durata del giorno e la precisione dei sistemi di navigazione satellitare. È quindi cruciale proteggere i ghiacci polari e combattere il cambiamento climatico per preservare non solo l’ambiente, ma anche la nostra misurazione del tempo e i nostri sistemi di navigazione.

 

Questo rallentamento della rotazione terrestre non è l’unico aspetto da considerare. Le variazioni climatiche hanno anche effetti diretti sulla forma e sulla velocità di rotazione del pianeta. Il glaciologo Massimo Frezzotti spiega che lo scioglimento dei ghiacci di Groenlandia e Antartide sta alterando la distribuzione della massa terrestre, trasformando la Terra da una sfera a un geoide. Questi cambiamenti hanno già iniziato a influenzare la velocità di rotazione della Terra, con implicazioni dirette sul Tempo Coordinato Universale e sui nostri modi di misurare il tempo.

Inoltre, lo scioglimento dei ghiacci antartici, particolarmente evidente nel ghiacciaio Thwaites, è stato innescato da eventi climatici come El Niño, con conseguenze potenzialmente disastrose per l’innalzamento del livello del mare e per l’equilibrio climatico globale. Il suo completo scioglimento potrebbe causare un innalzamento del livello del mare di circa 65 centimetri. Analisi dei carotaggi indicano che Thwaites ha iniziato a ritirarsi già 9.400 anni fa, ma è dagli anni ’40 del secolo scorso che si osserva un ritiro più marcato

 

Il cambiamento climatico sta modificando non solo il nostro ambiente, ma anche il modo in cui percepiamo e misuriamo il tempo. È fondamentale prendere misure concrete per proteggere i ghiacci polari e mitigare gli effetti del riscaldamento globale per preservare il nostro pianeta e la nostra comprensione del tempo.  Le conseguenze dello scioglimento dei ghiacciai avranno un impatto significativo anche sulle società umane. La perdita di terreni coltivabili, la scarsità di acqua potabile e l’aumento di eventi meteorologici estremi possono causare migrazioni di massa, conflitti per le risorse e danni economici ingenti.

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