“I nostri leader ci parlano di leggi economiche sacre, inviolabili e immutabili che causano situazioni di panico che nessuno può prevenire. Ma mentre essi blaterano di leggi economiche, uomini e donne muoiono di fame. Dobbiamo essere coscienti del fatto che le leggi economiche non sono fatte dalla natura, ma da esseri umani” (Franklin Roosevelt)
L’ottavo Obiettivo dell’Agenda 2030 presenta numerosi temi di cui abbiamo già trattato. Soglia di povertà, parità di genere ed istruzione di qualità sono solo alcune dei temi legati al lavoro e alla crescita economica, due delle questioni più irrisolte e cariche di controversie del mondo contemporaneo.
Basti pensare che metà della popolazione mondiale vive con l’equivalente di meno di 3 euro al giorno. Un dato sconfortante. Fin troppo esplicativo di un problema così vasto da necessitare una riorganizzazione delle politiche economiche e occupazionali a livello globale. I più colpiti sono ancora una volta le nuove generazioni: i giovani rappresentano oltre il 30% dei migranti e dei rifugiati del mondo. Questi soffriranno in maniera sproporzionata per le conseguenze della pandemia, per la bassa mobilità sul mercato del lavoro e l’aumento della xenofobia a cui stiamo assistendo. Questo vortice di paure, aspettative e disinformazione rischia di travolgere un sistema già segnato da politiche miopi e gravi diseguaglianze.
Fatti e cifre
La disoccupazione globale è salita da 170 milioni nel 2007 a quasi 202 milioni nel 2012; di questi, circa 75 milioni sono giovani donne e uomini.
Quasi 2,2 miliardi di persone vivono al di sotto della soglia di 2 dollari al giorno; l’eliminazione della povertà è possibile solo attraverso posti di lavoro stabili e ben pagati.
A livello globale sono necessari 470 milioni di impieghi per coloro che entreranno nel mercato del lavoro tra il 2016 e il 2030.
Dopo la crisi del 2008, i tassi di disoccupazione giovanile nel Regno Unito hanno raggiunto il 21%, il 18% per gli Stati Uniti e il 43% In Italia.
La situazione in Italia
La nostra Repubblica è “fondata sul lavoro”, il quale resta la principale attività per dare dignità ai cittadini. Ma dare lavoro non basta. Il lavoro deve essere dignitoso, giustamente e parimente retribuito e svolto in sicurezza in ambienti sani. Bisogna inoltre tenere conto di alcune categorie più “svantaggiate”, come gli immigrati, le donne, i disabili o i giovani (in Italia 1 su 3 non trova lavoro).
In Italia, inoltre, il tasso di disoccupazione è attestato negli ultimi anni tra il 10/ 12% con un forte divario tra Nord e Sud rispetto ad una media europea intorno al 7%. Inoltre, l‘espansione della “Gig economy”, il modello economico basato sul lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo, ha ulteriormente aumentato la vulnerabilità dei lavoratori.Per avvicinarsi a livelli degli altri paesi europei, la domanda richiederà sempre di più “competenze trasversali”, cioè la combinazione di più abilità come le capacità comunicative, di gestione di relazioni interpersonali, di soluzione dei problemi e di adattamento alle esigenze.
Obiettivi
La creazione di posti di lavoro di qualità resta una delle maggiori sfide per quasi tutte le economie, ben oltre il 2030. L’obiettivo che si sono posti i governi è quello di creare un’economia sempre più sostenibile, che utilizzi risorse rinnovabili e rispetti la dignità del lavoro, bandendo del tutto quello minorile, ancora molto diffuso nei settori dell’agricoltura, edilizia e manifatturiero (oltre 150 milioni di minori coinvolti).
Una crescita economica e sostenibile richiederà posti di lavoro di qualità che stimolino le economie e al tempo stesso non danneggino l’ambiente. Inoltre, sono necessarie opportunità di lavoro e condizioni di lavoro dignitose per l’intera popolazione in età lavorativa, con particolare attenzione sulle politiche del lavoro giovanile.
Per affrontare le sfide della globalizzazione i governi dovranno promuovere lungimiranti politiche che rafforzino l’occupazione. Al contempo, sarà necessario vigilare sul rispetto dei diritti del lavoratore come già indicato dalla “Dichiarazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro” del 1998.