Aria, acqua, energia, cibo. Promuovere una maggiore efficienza nell’utilizzo delle risorse che consumiamo è necessario per garantire nel prossimo futuro la nostra sopravvivenza.
Il dodicesimo gol dell’Agenda 2030 riguarda l’implementazione di modelli sostenibili di produzione e di consumo. Allo stato attuale consumiamo più risorse di quanto il pianeta ne riesca a rigenerare. Lo rileva uno studio del Global Footprint Network, che tiene la contabilità dello sfruttamento delle risorse naturali da parte dell’umanità.
Nel 2020 l’Overshoot Day, cioè il giorno dell’anno nel quale siamo entrati ufficialmente in debito con gli ecosistemi naturali per le risorse che consumiamo, è caduto il 22 agosto. Da quel giorno in poi abbiamo consumato risorse che la Terra non è in grado di rigenerare in quell’anno, di fatto sottraendole al futuro. Se ti sembra una cattiva performance, basti pensare che era da 15 anni che non si registrava così tardi: nel 2005 cadde il 25 agosto.
Un’etichetta, un imballaggio, una lampadina accesa inutilmente, un cibo d’avanzo nella spazzatura, un rubinetto che gocciola sono stili di vita che impattano negativamente i target di consumo dell’Obiettivo 12. Influenzando inoltre i comportamenti di produttori e distributori, che non sono incentivati ad adeguarsi a modelli di produzione eco-compatibili.
Un esempio su tutti? Il settore dell’abbigliamento; maglia nera in quanto a impatto climatico ed economica circolare. Il problema più rilevante in questo senso è costituito dalla cosiddetta Fast Fashion, la moda veloce che presuppone rapidità in ogni fase del ciclo di ideazione, produzione e consumo, mantenendo bassi i prezzi a scapito dei costi in termini ambientali e di sostenibilità. Nei grandi magazzini del mondo occidentale arrivano enormi quantità di capi d’abbigliamento con un ciclo di vita breve e soprattutto difficilmente riciclabili. Rendendo quello della moda uno dei settori più inquinanti al mondo.
Provate a riflettere su questo dato. L’impatto ambientale del settore della moda supera quello del traffico aereo internazionale e dei collegamenti navali commerciali. Mcarthur Foundation ha condotto uno studio che dimostra come negli ultimi vent’anni la produzione di capi di abbigliamento è raddoppiata, mentre è crollato il numero di utilizzi medi di un capo, diminuito addirittura del 36% rispetto a vent’anni fa.
Che cosa significa? Semplice. Compriamo più prodotti e di quelli che ci servono e li utilizziamo meno. In poche parole, assecondando la traiettoria degli ultimi decenni, consumiamo troppo anche se non è necessario. Inoltre, solo l’uno per cento del materiale usato per la produzione di capi di abbigliamento viene riciclato e riusato per nuovi capi.
Fatti e cifre
Secondo le stime delle Nazioni Unite, nel 2050 servirebbero 3 pianeti per soddisfare la domanda di risorse naturali necessaria a sostenere gli stili di vita attuali.
Ogni anno, circa un terzo del cibo prodotto, corrispondente a 1,3 miliardi di tonnellate, per un valore pari a circa mille miliardi di dollari, finisce nella spazzatura dei consumatori e dei commercianti, oppure va a male a causa di sistemi di trasporti o pratiche agricole inadeguati.
Se la popolazione mondiale utilizzasse lampadine a risparmio energetico, si risparmierebbero 120 miliardi di dollari all’anno
La situazione in Italia
Sul piano nazionale, la Legge di Bilancio 2019 ha previsto un credito di imposta per le imprese che acquistano prodotti riciclati o imballaggi compostabili o riciclati, mentre è entrato in vigore il Decreto del Ministero dell’Ambiente n.56, contenente il Regolamento per l’attuazione dello schema nazionale volontario per la valuta- zione e la comunicazione dell’impronta ambientale dei prodotti, denominato “Made Green in Italy”.
TAgli interventi normativi si aggiungono alcune attività tecniche importanti per la produzione responsabile: tra queste si segnala la recente costituzione delle linee guida ISO/TC 323 “Circular economy”, che hanno lo scopo di delineare un quadro di riferimenti, requisiti, linee guida e strumenti a supporto dello sviluppo e implementazione dell’economia circolare.
Obiettivi
Si tratta anche in questo settore di passare da un modello lineare a un modello circolare. Cittadini, aziende, governi e istituzioni devono muoversi verso modelli di consumo e produzione sostenibili, circolari e socialmente responsabili. Tenendo in considerazione sia il capitale naturale (clima, oceani e biodiversità) che il capitale economico (energia, occupazione e infrastrutture), puntando a migliorare la qualità della vita attuale e a garantirla per le future generazioni.
Consumare responsabilmente si può tradurre in cinque semplici azioni, alle quali dobbiamo tendere e sulle quali riflettere per farle diventare accettate culturalmente, in contrapposizione a quella precedente legata all’usa e getta:
Riduzione: attuare strategie per utilizzare solo ciò che è veramente necessario;
Riuso: dare una seconda vita ad un oggetto non ancora da scartare ripristinando la funzione dell’oggetto (bottiglie d’acqua, borse per la spesa);
Riciclo: trasformare i materiali di scarto in risorse;
Raccolta: conferire in appositi contenitori le differenti tipologie di rifiuti;
Recupero: trasformare materia ed energia attraverso processi tecnologici e alternativi alle discariche.